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Immagine del redattoreGiò Lauria

Che cosa sono le emozioni?

Aggiornamento: 25 mag 2020

Come funzionano e perché le proviamo?

 

INTRO

Questo non è il tentativo di incasellare a tutti i costi l'esperienza delle emozioni, comprensibile solo all'unico e particolare individuo che la vive. Tuttavia, la ricerca psicologica, che dura da più di un secolo, ha fornito delle chiavi di lettura interessanti e belle, per addentrarsi nella comprensione di questo aspetto della nostra vita.


L’emozione è un’esperienza personale complessa che mette nella condizione di agire la persona che la prova.

L'emozione ha una funzione adattiva, cioè aiuta la persona ad agire per sopravvivere mettendo in atto una risposta comportamentale ad una sollecitazione ambientale o stimolo (un comportamento proprio o altrui, un avvenimento, o situazione intorno a noi).


COM'E' FATTA UN'EMOZIONE?

E' composta da 4 elementi :

  • la componente cognitiva, per la valutazione della situazione;

  • la componente fisiologica, come preparazione dell’organismo ad agire;

  • le espressioni facciali, per la comunicazione dell’emozioni agli altri;

  • la modificazione rilevante di ciò che proviamo internamente, rispetto all'assenza dello stimolo.


Un esempio:

Vi trovate da soli in casa e sentite un rumore provenire da un'altra stanza. Valutereste subito di che tipo di rumore si tratta e se c'è la possibilità che siate in pericolo; questo pensiero attiva l’esperienza emotiva della paura e scatena le reazioni fisiologiche associate alla risposta comportamentale di lotta o fuga, tipica per "chiudere" la vicenda ed essere fuori pericolo.
 

Ricerche sulle emozioni nel campo della psicologia sperimentale se ne fanno dalla fine dell'800, (sì, da oltre 120 anni), perciò sono sorte numerose teorie a riguardo, su cosa siano e perché le proviamo.

Grazie ai recenti studi neuroscientifici sono sorte alcune ipotesi per definire cosa accade nel cervello quando uno stimolo ci suscita un'emozione.

 

Facciamo un passo alla volta.. Tra le tante teorie, ne ho scelto una in particolare di cui parlarvi, estrapolata da un testo di Analisi Transazionale.



UNA TEORIA DELLE EMOZIONI

Una prima distinzione è opportuna farla tra emozioni piacevoli e spiacevoli.

Si distinguono per diversi punti di vista ovviamente, e vanno comprese alla luce di ciò che stiamo vivendo (un pensiero, un ricordo, un evento, un'azione, una conversazione, ecc.). Secondo questa teoria, in generale, provare le une o le altre dipende dal tipo di stimolo che ci raggiunge: dipende insomma se esso serve a chiudere le cosiddette "vicende" della nostra vita (e. piacevoli) o se ne apre di nuove (e. spiacevoli). Con il termine "vicende", si intende ciò che viene chiamato anche "Gestalt": ognuno di noi ha la sensazione che alcune "vicende-situazioni" della propria vita sono chiuse e altre sono ancora aperte, esattamente come delle "porte".



"PORTE" APERTE o CHIUSE?

Si dice che una "Gestalt" rimane aperta quando un’esperienza che ci riguarda (una relazione rimasta in sospeso, un lavoro incompiuto, un percorso di studio, un rapporto di lavoro, ecc.) richiede di essere sviluppata e portata a termine; - rimane aperta se non si porta a termine, e la nostra sensazione è quella di incompiutezza, accompagnata dalla percezione che dobbiamo affrontarla nuovamente e desideriamo chiuderla. 
Quando una gestalt si chiude possiamo andare oltre. Ad esempio chiudiamo un rapporto d'amore che volevamo concludere, ritroviamo un'amicizia che sembrava persa, finiamo un lavoro, diciamo ciò che vogliamo dire ad una persona per noi importante, ecc. 

  • Quando sollecitazioni ambientali o un nostro comportamento aprono una nuova gestalt, di solito le emozioni che proviamo non sono piacevoli, e continuiamo a provarle fino a che, attraverso un nostro comportamento, non la chiudiamo.

  • Quando sollecitazioni ambientali o il nostro comportamento chiudono una gestalt allora proveremo un'emozione piacevole finché siamo in sintonia con la situazione e con la sensazione di compiutezza.


L'altra distinzione opportuna da fare è tra emozioni primarie e secondarie.

Le emozioni primarie sono state identificate come quelle innate e sono state sintetizzate in quattro fondamentali. Fin dalla primissima infanzia facciamo esperienza di queste quattro emozioni, legate in particolare con alcuni vissuti, vediamone alcuni esempi riportati dalla vita dei bambini:

  • Paura - percezione di un pericolo (ad esempio, p. di essere abbandonati, o che qualcosa ci danneggi);

  • Rabbia - percezione di un danno che subiamo al quale ci ribelliamo (ad esempio, r. per l'amichetto che ci porta via la macchinina o perché mamma ci spegne la tv);

  • Tristezza - percezione della perdita di qualcosa o di qualcuno di importante (ad esempio, t. per la conclusione di una bella vacanza o per la morte di un animale domestico);

  • Gioia - percezione della soddisfazione data dal raggiungimento di un obiettivo (ad esempio, g. per aver completato una costruzione coi lego, o per il ritorno della mamma da lavoro).


LA RICERCA NEUROSCIENTIFICA

Con l'avvento degli strumenti moderni di scansione dei tessuti cerebrali e della loro attivazione, le neuroscienze si sono pronunciate nel campo delle emozioni, riferendo ciò che è stato osservato.

In questa ricerca è stata approfondita la risposta dei neuroni del nostro cervello a 5 reazioni emotive fondamentali: rabbia, disgusto, paura, gioia e tristezza. Nella parte A della figura, sono evidenziate le zone attivate dell'encefalo in ciascuna di queste emozioni. Nella Parte B si possono osservare le connessioni tra le aree del cervello, attivate in ciascuna di esse.


Conclusione..

Prima di lasciare questo primo "piano" della casa delle emozioni, trovo utile parlare dello sviluppo delle emozioni, e infine consigliare una pratica di consapevolezza delle nostre emozioni.


La psicologia evoluzionistica ha fornito una distinzione utile da fare tra quelle cosiddette primarie, che secondo la teoria evoluzionistica sono presenti nella nostra specie fin dalle origini, e quelle secondarie, sorte attraverso l'evoluzione e accompagnate spesso da vissuti e stimoli da elaborare con le strutture superiori dell'encefalo.

Non soltanto: è possibile che proviamo anche più di una emozione alla volta, o che in certi frangenti non proviamo nulla; è possibile anche che un'emozione provata ne nasconda qualcuna più profonda... e tanto altro da scoprire in questo vasto mondo delle emozioni.


Una così grande varietà dei nostri vissuti ha sicuramente tanti aspetti simili, ma senz'altro occorre sottolineare che l'esperienza di una persona resta e resterà sempre unica, dato che ciascuno di noi è da ogni punto di vista unico e irripetibile.

Cercare di comprendere le emozioni che ci attraversano è il PRIMO IMPORTANTE PASSO nella consapevolezza di sé stessi.

Lascio qui uno specchietto sui primi passi per la CONSAPEVOLEZZA delle proprie emozioni:


  • SENTIRE

- Essere attenti a ciò che si sente

- Sapere che si può non sentire

- Sapere che si possono provare emozioni multiple

- Sapere che le emozioni possono nasconderne altre

- Distinguere il sentire dal pensare

  • RICONOSCERE

- Discernere, identificare e nominare ciò che si sente

- Valutare l'intensità di ciò che si sente



Dott. Giò Lauria

 

Bibliografia


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Sitografia:




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